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A colloquio con Leonardo: il paesaggio tra arte e pianificazione

Come anticipato qui, la Regione Piemonte ha partecipato al convegno organizzato il 2 luglio scorso dal Comune di Barge, in occasione del cinquecentenario dalla morte di Leonardo.
In quella sede, Giovanni Paludi, responsabile del Settore Territorio e paesaggio, ha offerto alcuni spunti di riflessione sulla pianificazione, gestione e valorizzazione del paesaggio piemontese, assumendo come punto di partenza proprio Leonardo.

Ma che cosa ha a che vedere il nostro territorio con il Genio vinciano? Il susseguirsi degli interventi ha permesso di scoprire connessioni inedite tra i suoi studi naturalistici e geologici, le sue raffigurazioni del paesaggio, persino la sua coltura vitivinicola preferita… Circoscrivendo il campo alle nostre competenze, abbiamo chiesto a Giovanni Paludi di illustrarci sinteticamente i contenuti del suo intervento.

«Per tratteggiare la personalità eclettica di Leonardo, le parole più adatte mi sembrano quelle di Giorgio Vasari. Nella Vita a lui dedicata, così Vasari accenna ai suoi precocissimi interessi e descrive le sue attitudini:

(...) non solo esercitò una professione, ma tutte quelle ove il disegno si interveniva. Et avendo uno intelletto tanto divino e maraviglioso che, essendo bonissimo geometra, non solo operò nella scultura, (...) ma nell’architettura ancora fè molti disegni così di piante come d’altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discoresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza. Fece disegni di mulini, gualchiere et ordigni, che potessino andare per forza d’acqua; e perchè la professione sua volle che fusse la pittura, studiò assai in ritrar di naturale (…). quel cervello mai restava di ghiribizzare (…).

Come si intuisce, un tratto caratteristico è dato dalla coesistenza e dallo scambio continuo tra pensiero e azione, tra elaborazione concettuale e realizzazione concreta. Così, i noti paesaggi che fanno da sfondo alle figure umane, e che diventano a loro volta protagonisti delle sue opere, non sono vedute generiche frutto di immaginazione, come era la prassi figurativa prevalente all’epoca, ma hanno precise connotazioni storiche, scientifiche, simboliche, sono frutto di studio e di dialogo continuo tra pittura e teoria. In questo senso, possiamo considerare Leonardo un paesaggista e un pianificatore ante litteram: solo dalla conoscenza può discendere la rappresentazione».


«Inoltre l’operato di Leonardo ci suggerisce che il paesaggio non è un unicum decorativo, ma un insieme di elementi che devono essere identificati, esaminati e raffigurati analiticamente, per pervenire a una elaborazione complessiva convincente. Così, il suo celeberrimo “sfumato” – l’atmosfera che informa tutte le rocce, i fiumi, gli alberi, le cime e anche i personaggi – è la traduzione dipinta di studi scientifici sull’acqua, l’aria e la luce. Analogamente, come ci hanno insegnato gli studi propedeutici al nostro Piano paesaggistico regionale, il paesaggio non è una bella (o brutta…) cartolina, ma un insieme di componenti: natura e ambiente, storia e cultura, percezione visiva, forma che l’uomo ha dato al territorio».

Panoramica

«Nel mio intervento, non essendo uno storico dell’arte, ho cercato di far emergere gli aspetti di modernità che la lezione leonardesca ha lasciato a noi che ci occupiamo di paesaggio: come accennavo, in piena coerenza con la nozione contemporanea di paesaggio, Leonardo incardina la sua opera sulla solidità della conoscenza, declinata sotto forma di molteplici saperi, mediata dalla percezione dell’osservatore. A distanza di secoli, è una visione vitale e fruttuosa: sono infatti i medesimi perni attorno ai quali ruotano pianificazione, tutela e valorizzazione del paesaggio».


«Negli ultimi anni, e ancor più dopo l’approvazione del Piano paesaggistico regionale (ottobre 2017), abbiamo partecipato a molte iniziative, anche al di fuori delle “solite” sedi istituzionali, per raccontare le politiche piemontesi sul paesaggio e per spiegare come si tratti di un tema – anzi, un intreccio di temi – tutt’altro che estraneo alla vita dei cittadini. A tale proposito ricordo che, fin dal 2008, esiste in Piemonte una legge regionale, la n. 14 Norme per la valorizzazione del paesaggio, che promuove e co-finanzia interventi concreti per migliorarne la qualità e, di conseguenza, il benessere delle popolazioni coinvolte. Anche il Comune di Barge ha manifestato il proprio interesse e così, nel 2018, si è arrivati alla firma di un protocollo di intesa per realizzare lo “Studio di approfondimento sul paesaggio del Monte Bracco”, o “Mombracho sopra Saluzo”, come lo chiamava Leonardo. Lo studio si è focalizzato sull’analisi paesaggistica dell’ambito, sull’individuazione di punti di forza del territorio come belvedere e coni visuali, ma anche di punti di debolezza da recuperare o mitigare, come aree produttive e strutture abbandonate. Con la legge 14, in oltre dieci anni abbiamo portato a compimento tante iniziative territoriali interessanti ed efficaci, ma l’esperienza di Barge mi pare particolarmente significativa perché integra aspetti conoscitivi e pratici. Lo studio, infatti, è stato anticipato da alcune prime realizzazioni: il recupero della rete sentieristica storica e la progettazione e sistemazione di quattro belvedere esistenti, opportunamente recuperati, che abbiamo avuto occasione di visitare nella giornata del convegno. Il Comune, patria della quarzite bargiolina che aveva destato il suo interesse, mostra di aver interiorizzato la lezione di Leonardo: è il migliore omaggio che gli possa tributare».

Intervista a cura di Paola Gastaldi
Foto di Barbara Gamalero