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La valorizzazione del paesaggio

 Il termine paesaggio, nel comune sentire, ha un’accezione prevalentemente positiva e si riferisce alle parti più belle di territorio, a visuali spettacolari o romantiche, a luoghi emblematici: paesaggio è natura incontaminata, è costruito armonioso, è monumento di grande rilievo storico-architettonico, ma è anche il risultato delle azioni buone degli uomini che nella storia hanno plasmato il terreno; paesaggio è i colori, i suoni, i profumi, i sapori di un luogo.

Ma non tutto è bellezza e allora, nella definizione della Convenzione Europea, il paesaggio assume un significato omnicomprensivo, abbandonando la sola declinazione positiva: “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Tutto, dunque, è paesaggio, anche là dove l’operato dell’uomo o della natura ha creato quelli che vengono definiti come paesaggi quotidiani e degradati, dove non c’è armonia e profumo, ma incuria e cattivi odori, dove le costruzioni sono sgraziate e rovinate e la vista è sgradevole.

Il paesaggio è dunque un’entità complessa, composta da molteplici elementi fisici e materiali, immateriali e percettivi: natura-ambiente, storia e cultura, percezione, a volte anche contrastanti e divergenti fra loro, che quasi sempre vivono in relazione con le azioni umane.

Essendo quindi strettamente legato alle attività dell’uomo e della natura, il paesaggio è dinamico, si modifica continuamente in connessione con le modalità e i tempi con cui variano le sue componenti, gli attori e le relazioni fra loro.

In questo susseguirsi di trasformazioni e di passaggi c’è qualcosa che è opportuno rimanga stabile, invariato, qualcosa che può mutare e qualcosa che deve cambiare, apportando miglioramenti dove vi sono situazioni di degrado, secondo un andamento armonico e sostenibile, che garantisca la “memoria dei luoghi” alle generazioni future e possa anche avere effetti positivi sulla crescita economica.

Tutela e salvaguardia, valorizzazione e gestione devono dunque lavorare insieme in modo sinergico avendo come obiettivo comune il rispetto e la sopravvivenza dei paesaggi identitari e il loro utilizzo e sviluppo sostenibile, nella consapevolezza che il paesaggio contribuisce in modo importante al benessere della popolazione che lo abita e lo vive.

Che cosa si intende per valorizzazione del paesaggio?

In senso generale, valorizzare significa attribuire a qualcosa il giusto o un maggiore valore.
In prima istanza, occorre conoscere l’oggetto da valorizzare. Dunque la valorizzazione passa attraverso la conoscenza dei valori di un paesaggio, delle sue peculiarità – quindi, degli elementi naturali e antropizzati che lo compongono, dei saperi tradizionali tramandati e sedimentati nei secoli e riconosciuti dalla collettività, di come è percepito da chi lo vive e, si potrebbe dire riassumendo, della consapevolezza della comunità e dei singoli individui della propria storia e della propria identità culturale.
Una società consapevole di questi elementi nutre attaccamento e rispetto per il mantenimento del proprio paesaggio e delle memorie tradizionali, in quanto le riconosce come parte dell’identità personale e collettiva, maturando un forte senso di appartenenza alla comunità e ai propri valori identitari. Per gli stessi motivi, una società consapevole riconosce gli errori compiuti nel passato, individuando gli elementi incongrui e i paesaggi degradati, e attua gli accorgimenti necessari per il loro recupero.

In alcune comunità questo sentire è presente e forte, in altre, per vicende storiche passate e recenti, non lo è affatto: si originano così i paesaggi del degrado e della perdita della memoria, dove più forte è il senso di disagio sociale, su cui è necessario lavorare con urgenza e maggiore energia, aiutando le comunità a riconoscere i valori dimenticati e indirizzare le azioni di valorizzazione.

Perché è indispensabile garantire che la memoria identitaria sia recuperata attraverso processi di riappropriazione culturale da parte delle comunità?

La Convenzione Europea del Paesaggio afferma che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo, e ancora, il paesaggio coopera all'elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell'Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell'identità europea.

La qualità del paesaggio ha quindi un ruolo determinante per la realizzazione di un maggiore benessere delle popolazioni: in tal senso la partecipazione della comunità alle scelte politico-amministrative volte alla tutela dei valori del paesaggio è fondamentale a ottenere buoni risultati in un’ottica di sviluppo sostenibile. Tratteggiare le linee del futuro, prioritariamente mettendo al centro la qualità del contesto in cui si vive, è sempre più necessario.

Perché è necessario “raccontare il paesaggio”?

Occorre comunicare. Come si è detto, per valorizzare è necessario conoscere e per conoscere bisogna tramandare e trasferire la conoscenza comunicando.
Oggi la comunicazione ha molti volti e forme, spesso poco legate o addirittura fuorvianti rispetto ai saperi tradizionali, ai valori identitari, alla memoria storica.
Occorre anche tenere conto che la conservazione delle tradizioni nel mondo globale deve essere attenta alle modificazioni in atto del tessuto sociale, alle nuove popolazioni e ai nuovi modelli sociali che queste introducono.
In questo contesto il “raccontare il paesaggio” deve essere inteso come un approccio semplice, immediato e alla portata di tutti, per trasmettere saperi e conoscenza con racconti che, a livelli differenti per età, per esperienze e approfondimenti, ma tutti insieme, concorrano a riconoscere e valorizzare i paesaggi identitari.
Racconti intesi con diverse sfumature, dalla narrazione verbale e scritta, all’esempio di buone pratiche o progetti che possono attivare azioni virtuose e costituire elementi di avvio o trainanti di consuetudini virtuose.

Marina Bonaudo