Il paesaggio del nostro Paese – e della nostra Regione – è unico, ha ispirato opere artistiche e letterarie di ogni epoca, è un fattore essenziale della nostra identità e della sua riconoscibilità da parte degli altri: basti pensare ai diari dei viaggiatori che, nel Settecento, giungevano in Piemonte come tappa del loro grand tour.
Il paesaggio è da tempo riconosciuto come un importante fattore della qualità della vita delle popolazioni, tanto che la sua tutela in Italia è garantita dalla Costituzione, che la inserisce, all’articolo 9, tra i principi fondamentali dello Stato e la collega ai diritti primari dei cittadini.
L’uomo e le società in cui si riunisce sono inevitabilmente e fortemente “situati” in un territorio e in un paesaggio, che essi plasmano e che a propria volta li condiziona, in un continuo scambio reciproco. Il paesaggio è perciò spesso definito come la combinazione di fattori naturali e antropici ed è sempre connesso alla percezione da parte di chi lo abita ogni giorno o lo osserva, anche solo di passaggio.
Poiché sfugge a una definizione univoca e ha in sé forti elementi di soggettività, il paesaggio è un’entità sfuggente e talvolta la sua protezione può sembrare un problema astratto, adatto alla trattazione specialistica di architetti e funzionari pubblici. In realtà, il paesaggio è il teatro in cui si svolge l’azione della vita di ciascuno di noi; il nostro paesaggio, quello in cui nasciamo, cresciamo e abitiamo, diventa per noi spesso invisibile, perché vi siamo immersi e, al pari di una quinta scenografica, ci sembra restare immobile mentre noi viviamo. Per questa ragione, ci si accorge dell’importanza del proprio paesaggio quando esso è perduto o irrimediabilmente compromesso.
Ciò che spesso ci sfugge è che il paesaggio per come lo conosciamo, in cui ci identifichiamo e la cui vista ci conforta con la sua familiarità, è il frutto di un equilibrio delicatissimo fra le sue componenti. La storia dell’uomo, naturalmente, prosegue il suo cammino, le sue attività si diversificano: in questo continuo mutamento, salvaguardare il paesaggio non può significare immobilizzarlo in un’istantanea, per quanto bellissima. La chiave per la tutela risiede invece nel governare le trasformazioni: in questo quadro si inserisce l’importanza della pianificazione paesaggistica.
La costruzione della nuova identità regionale, così come la fotografa il Piano paesaggistico regionale, si basa largamente sulla produzione di nuove immagini del paesaggio, che accompagnano la transizione economica, sociale e territoriale che il Piemonte sta attraversando. In questo contesto di innovazione, le politiche del paesaggio rappresentano a tutti gli effetti politiche di sviluppo regionale, poiché incidono sulle condizioni di vita delle popolazioni e sulla capacità di attrattiva anche economica del territorio piemontese. Al contempo, si fa più forte l’esigenza di attuare più efficaci politiche di tutela di fronte all’aumento dei rischi, delle minacce e delle pressioni sul paesaggio, sull’ambiente e sul patrimonio storico-culturale. La pianificazione paesaggistica, quindi, non è un insieme astratto di norme e cartografie avulse dalla realtà del territorio e dalla vita dei suoi abitanti, ma è uno strumento fondamentale per conoscere il paesaggio, riconoscere le trasformazioni in atto e orientarle. In tal modo i paesaggi tradizionali che connotano l’identità regionale possono essere tutelati e possono anche nascerne di nuovi, capaci di inserirsi in modo armonico tra quelli esistenti, conservando gli elementi di valore che compongono la bellezza del paesaggio della nostra regione.
La redazione di Paesaggiopiemonte