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Storie di pietra III

In questo momento in cui tutti siamo chiamati a restare il più possibile a casa, vi proponiamo tre nuove passeggiate virtuali – con l’auspicio che si possano presto ripercorrere dal vero! Andiamo alla scoperta della collina morenica di Rivoli: vera oasi naturalistica a due passi dal capoluogo piemontese, offre numerosi sentieri escursionistici non troppo impegnativi e spunti per interessanti osservazioni botaniche e faunistiche.

Sorprendente è soprattutto la concentrazione di massi erratici presente nell’area, ognuno caratterizzato da forma e dimensioni singolari. Ma non sarà una sorpresa per voi… ne abbiamo già parlato qui e qui.


La collina morenica di Rivoli nasconde una ricchezza tanto più preziosa in quanto articolata in diversi aspetti naturalistici, geologici e archeologici. Le nostre nuove “storie di pietra” si concentrano su questi ultimi: esiste infatti un’archeologia – parallela rispetto a quella “di reperto” – che studia proprio alcuni massi erratici, supporti idonei ad accogliere i segni lasciati dall’uomo. È quel settore dell’archeologia che studia i petroglifi, un’archeologia rupestre che analizza le tracce perenni lasciate sui massi incisi in epoca antichissima. Proprio l’anfiteatro morenico è ricco di testimonianze di un’arte rupestre non figurativa, composta da “segni” il cui significato non è dato da ciò che raffigurano, ma dalla loro funzione strumentale. Sono perlopiù piccoli incavi, chiamati “coppelle”, scavate nella roccia, la cui reale funzione resta ancora oggi misteriosa, seppure sia oggetto di fantasiose teorie, che spaziano dalla rappresentazione di costellazioni celesti a deposito rituale di offerte, probabilmente alimentari e liquide, considerando che la disposizione di coppelle e canaletti spesso evoca una sorta di “rete idrica”; si tratterebbe di attività volte a ingraziarsi possibili divinità della natura o a marcare, in segno di possesso tribale, la sovranità su determinati territori. Tali interpretazioni sono favorite dalla posizione prevalentemente dominante delle superfici coppellate, spesso situate in luoghi intermedi rispetto ai centri abitati, come è evidente lungo la cresta del Monsagnasco di Rivoli.

Per quanto riguarda la cronologia, gli orientamenti più recenti tendono ad attribuire le incisioni delle rocce coppellate a un arco cronologico dal Bronzo medio-recente all’età romana, con una prosecuzione “deteriorata” fino a fasi medievali e moderne.

Se volete percorrere alcuni itinerari “a caccia di segni”, alla scoperta di questi massi, nei vari Comuni della collina morenica, proseguite qui in direzione Reano, qui verso Sangano e infine qui per Villarbasse.
Buona esplorazione!