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Giornate internazionali di studio sul paesaggio, XVIII edizione | “Abbandoni. Il paesaggio e la pienezza del vuoto”

Per i pomeriggi di venerdì 18, giovedì 24 e venerdì 25 febbraio, la Fondazione Benetton organizza interessanti dibattiti a più voci sui paesaggi dell’abbandono. Un tema che riguarda anche il Piemonte molto da vicino, e del quale ci siamo già occupati...

Circa due anni fa, avevamo letto - sebbene con ritardo rispetto alla pubblicazione - il saggio di Antonella Tarpino Il paesaggio fragile. L’Italia vista dai margini. L’autrice, storica e saggista, è Piemontese, e molti degli esempi che vivificano il suo libro riguardano ambiti che ben conosciamo. Questa mattina, sulle pagine culturali de «La Repubblica», Tarpino torna sull’argomento, conducendo il lettore attraverso I vuoti a perdere del paesaggio abbandonato.

Il paesaggio in abbandono è il prodotto di un territorio caratterizzato da marcati squilibri, di un’Italia divisa tra quelli che Tarpino definisce i “troppo vuoti” delle aree in spopolamento e i “troppo pieni” delle periferie urbane, in continua crescita dal secondo Dopoguerra. Da questo punto di vista, il Piemonte è estesamente interessato dal fenomeno dell’abbandono: esso, infatti, riguarda sia le aree alpine escluse dal turismo dello sci, sia gli Appennini, collocati al confine con Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, un tempo teatro di scambi di valico intensissimi e in seguito, con lo sviluppo delle infrastrutture stradali nei fondovalle, destinati allo spopolamento e all’oblio.

Ma l’abbandono non coincide solo con i limiti amministrativi, con le zone a ridosso dei margini regionali, bensì riguarda anche il destino dei crescenti “vuoti” industriali che bucherellano la densità del paesaggio urbano. In Piemonte si configura, in altri termini, un doppio abbandono, quello della montagna spopolatasi a seguito dell’intensa richiesta di manodopera nelle fabbriche di pianura, cui si somma, oggi, la crisi di quelle stesse fabbriche e il loro divenire, a propria volta, “vuoto”, per di più talvolta soggetto a incerte rifunzionalizzazioni.

Tarpino pone l’accento sul fatto che, nella nozione globale dello spazio, il lessico stesso diventa scivoloso: che cos’è centro e che cos’è periferia? Come, verrebbe da aggiungere, la pandemia ha ulteriormente portato a ridiscutere la scala valoriale connessa a questi concetti, e quanto le nuove riflessioni sulla relatività dello spazio sopravvivranno negli anni a venire?

La crisi sanitaria di cui, auspicabilmente, stiamo intravvedendo la fine potrebbe avere, secondo Tarpino, anche qualche risvolto positivo: tali sono i fenomeni di ritorno verso i luoghi del margine. La loro significatività risiede nel fatto che tali ripopolamenti non sembrano assumere la connotazione del ripiegamento nostalgico, ma appaiono, al contrario, caratterizzati dal tentativo di immettere elementi di innovazione nella tradizione, provando a ri-fondare un’autenticità di sguardo sui luoghi.

Tra gli strumenti al servizio di tale cambio di paradigma, Tarpino cita le associazioni fondiarie, sulle quali il Piemonte vanta una legislazione molto avanzata: ve ne avevamo parlato qui, e potete approfondire qui.

Sono tutti temi di grandissimo interesse, resi ancor più attuali dalle opportunità che potrebbero derivare da un impiego intelligente dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un’occasione immancabile per mutare di segno alla tendenza all’abbandono e ridefinire, se non ribaltare, i concetti di centralità e marginalità.

In questa cornice si colloca la XVIII edizione delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio organizzate dalla Fondazione Benetton, quest’anno dedicate ad “Abbandoni. Il paesaggio e la pienezza del vuoto”. Alla prima giornata parteciperà anche Antonella Tarpino, con un intervento dal titolo “Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra memoria e futuro”.
Trovate tutte le info qui.

Noi abbiamo appena completato l’iscrizione, gratuita, e attendiamo di connetterci. E voi, che cosa aspettate?

Testo di Paola Gastaldi
Foto di copertina di Alfredo Visentini (Colle Longet, CN)